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La rubrica di Virgilio di Virgilio Tosi |
Parliamo di Paul Strand e di Cesare Zavattini e del loro libro "Un paese" (1955)
Nella precedente
puntata dedicata alla mostra fotografica di Arturo Zavattini al Museo
nazionale delle arti e tradizioni popolare di Roma e al libro-catalogo edito
da Contrasto, ho appena fatto un accenno al libro di Strand e Zavattini
pubblicato da Einaudi nel lontano 1955. Ora torno su questo argomento perché
in questa storia ci sono dentro anch'io. Un lettore di
questa rubrica potrebbe forse ricordare che nella puntata n. 10, intitolata
"Parliamo tanto di ZA", uscita qualche anno fa (ma sempre ritrovabile
attraverso l' Archivio di questo sito), già nella prima riga dicevo che
Zavattini per me "è stato come un fratello maggiore". Per riassumere
brevemente il discorso su questa storia dei miei fratelli maggiori adottivi
vorrei riportare una nota contenuta in un mio recente libro; la cito perché
mi sembra utile come introduzione al tema di questa puntata.
Non posso però proprio fare a meno di
confessare che - nella mia vita - ne incontrerò altri due di fratelli
maggiori adottivi. Li ho conosciuti entrrambi nello stesso momento storico,
nella stessa occasione e il mio rapporto con loro durerà fino alla loro
scomparsa. E' il 1949, quando, purtroppo, è già scoppiata la guerra fredda
tra il blocco dei paesi occidentali e quello dei cosidetti paesi socialisti.
Svolgo l'attività di critico cinematografico e mi occupo del movimento dei
Circoli del cinema che si stanno sviluppando in Italia.
Vado al festival cinematografico di
Marianske Lazne, in Cecoslovacchia e, durante quella manifestazione,
incontrerò per la prima volta il fotografo e cineasta statunitense Paul
Strand e il documentarista olandese Joris Ivens. Nella stessa estate avrò la
fortuna di ritrovarmi di nuovo con entrambi, in Italia, in occasione di un
convegno internazionale di cinematografia indetto a Perugia per iniziativa
di un gruppo dei più importanti cineasti italiani, in un "clima di
collaborazione internazionale, impregnato di spirito post-bellico e
pacifista sulla scia della Carta delle Nazioni Unite", come ho scritto in un
libro sulla storia dei Circoli italiani del cinema pubblicato nel 1999. A
Joris Ivens ho dedicato un intero libro nel 2002. Quanto a Paul Strand
ricorderò solo quanto scrisse Cesare Zavattini nella dedica che mi fece nel
1955 su una delle prime copie del fotolibro Un paese
di Paul Strand e Cesare Zavattini:
"Caro Virgilio, questo libro è nato dal fatto che tu hai messo Strand in
contatto con me, prevedendo con esattezza la nostra collaborazione." (V.
Tosi, Storia di un'adolescenza breve,
Carocci editore, Roma 2015, p. 156.)
Alla fine del
festival il film Native Land
fu premiato. Quasi
contemporaneamente si apprese che Paul Strand e sua moglie Hazel (anche lei
fotografa) avevano deciso di non
ritornare negli Stati Uniti. Strand riuscì in tal modo a sottrarsi alle
persecuzioni del comitato del Congresso per le attività antiamericane
presieduto dal senatore McCarthy. (Solo nel 2011, la UCLA Film and
Television Archive dell'Università di California ha realizzato una nuova
versione restaurata e su pellicola non infiammabile del film
Native Land che quindi è di nuovo disponibile.) Dalla fine del
1949 gli Strand avevano deciso di risiedere in Francia, a Orgeval, vicino a
Parigi. Nel 1952 Strand pubblica La
France de profil,
Chi volesse
approfondire questa fase della nascita e dello sviluppo del progetto che
diventerà non più, com'era all'inizio, un fotolibro sull'Italia, ma - come
dirà esplicitamente il titolo - Un
paese, cioè Luzzara, il paese natale di Cesare Zavattini, sul Po, al
confine tra Emilia e Lombardia, deve consultare un libro di Paolo Costantini
e Luigi Ghirri, intitolato STRAND .
LUZZARA, pubblicato nel 1989 da “club”, una
casa editrice universitaria di Milano. Il libro contiene anche 71
fotografie di Hazel Kingsbury Strand che costituiscono un album di immagini
di Luzzara e dei suoi abitanti, nei giorni in cui Paul realizza con
certosina preparazione, una per una,
le fotografie riprese con la sua tradizionale macchina fotografica su
treppiede con negativi di grande formato che andranno a costituire la
struttura iconica di Un paese. Il saggio di
Paolo Costantini ha un titolo suggestivo, ispirato a parole di Zavattini,
scritte nel 1981 a proposito del lavoro svolto da lui all'inizio degli anni
cinquanta con Paul Strand per Un paese:
"Più la qualsiasità che l'eccezionalità". Il testo di Costantini contiene la
dettagliata ricostruzione del processo della realizzazione di
Un paese, fin da prima che si
decidesse che sarebbe stato Zavattini a collaborare con Strand. In questa
cronistoria si trovano, tra altre vicende, decine e decine di citazioni
delle lettere scritte da Paul Strand a me e a suoi amici americani.
Rimane però il
problema di come i due autori del libro, così diversi tra loro per cultura,
formazione, psicologia e quant'altro, potessero comunicare sensazioni,
concetti, pensieri, che hanno permesso loro di creare un'opera così
profondamente simbiotica come il loro fotolibro, da tutti considerato un
capolavoro nel suo genere. Io condivido l'opinione, espressa anche da altri
che li hanno conosciuti in quel periodo, che Strand e Zavattini
comunicassero tra loro intimamente e a profondo livello di comunicazione
semplicemente con lo sguardo, guardandosi negli occhi. Posso aggiungere
un'altra piccola osservazione che ho fatto personalmente: Strand e
Zavattini, andando per strada e vedendo qualcuno o qualcosa che poteva
diventare soggetto di una ripresa fotografica, oppure osservando delle
fotografie già eseguite da Strand e tra le quali scegliere, dopo essersi
scambiati una lunga occhiata come per esprimere il reciproco parere,
pronunciavano uno dopo l'altro, quasi in sincrono, solo due parole in
francese: pas mal (niente male),
come per confermarsi a vicenda sull'accordo di una scelta. Due citazioni
possono dire di più della simbiosi tra i due autori. La prima "Sono nato due volte a
Luzzara, una nel 1902, la seconda volta nel libro" scrive Zavattini
negli auguri per capodanno 1963 a Strand. La seconda, come era Strand visto
da Zavattini: "Anche un albero non è
mai solitario per Strand, lui è l'altro albero." (nella introduzione di
Zavattini a Un paese). In un mio testo
su Fotologia, Alinari, Firenze,
1995, vol. 16-17, pp. 6-17, segnalavo che in
Un paese il rapporto fra testi e
immagini è inscindibile e insieme dialettico," perché i due autori avevano
"entrambi grande dimestichezza col linguaggio del cinema [...] e che questo
fatto si sia profondamente riflesso nella realizzazione del loro libro. Se
ne era reso conto Antonin Brousil, critico cinematografico e rettore della
Scuola di cinema di Praga, quando negli anni Settanta, in occasione di un
referendum tra critici per una selezione tra i migliori film documentari
della storia del cinema, votò per il libro
Un paese, con la seguente
motivazione: 'film su carta'." Ma si può
guardare a Un paese anche da un
altro punto di vista suggerito dello stesso Zavattini quando dice: "La pigrizia mi ha suggerito una buona idea: interrogherò i compaseani e
saranno loro a raccontarmi che cos'è questo paese, che è un paese come tanti
altri..." (cit. da Zavattini nel suo
Diario). Un collegamento viene spontaneo pensando a
Antologia di Spoon River di Edgar
Lee Masters. La seconda
edizione di Un paese pubblicata da
Alinari, Firenze, 1997, si chiude con queste parole:
Un particolare ringraziamento desideriamo
esprimere a Virgilio Tosi che ci ha spronato a realizzare questa nuova
edizione di un classico della cultura fotografica. L'unica
differenza tra le due edizioni consiste in una breve introduzione di
Zavattini datata 18.01.81 e in una mia postfazione intitolata
A proposito di questo libro.
Legenda -------------- Nel dopoguerra Virgilio Tosi è tra gli animatori del movimento dei Circoli del Cinema. Come documentarista, dopo aver collaborato con Cesare Zavattini, si è specializzato nel campo del film scientifico. Ha svolto in parallelo attività nel campo della critica e della saggistica cinematografica. È stato consulente dell'UNESCO, dell'Istituto Luce, della Galleria Nazionale d'Arte Moderna, presidente dell'International Scientific Film Association , direttore di ricerche in campo audiovisivo per il C.N.R., il C.S.C. e per la RAI-TV. Ha insegnato al Centro Sperimentale di Cinematografia, alla Scuola ZeLIG di Bolzano, e come professore a contratto di "Cinematografia documentaria" all'Università "La Sapienza" di Roma e in altre scuole di cinema e università. Per filmografia e bibliografia vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Virgilio_Tosi |