Università degli studi di Palermo

Anno accademico 2001

Laurea in Lettere Moderne

Elio Petri, la poetica del cinema civile

Autore: Chiara Scardamaglia

Relatore: Renato Tomasino

 

   Correlatore:Filippo Amoroso

 

Estratto della tesi:

     Uno sguardo al panorama cinematografico italiano degli anni ’60 e ’70 permette di individuare il sostanziale ritorno dell’ottica realista strettamente ancorata al momento storico e alla cronaca sociale, un’attenzione nuova ad aspetti della realtà usciti all’improvviso dallo sguardo della macchina da presa (attenzione che ha profondamente caratterizzato l’italianità nel cinema, se si pensa all’importanza epocale del nostro Neorealismo) ed una nuova e seria coscienza dei cineasti nel recuperare un ruolo di primo piano nell’esternazione di messaggi universali attraverso le loro strutture comunicative. Cresce l’esigenza diffusa di raccontare l’Italia per immagini ma soprattutto cresce la volontà di denunciare un paese che ha tradito le speranze di tanti e che ha lasciato invece spazio all’immobilismo politico e di conseguenza culturale. Elio Petri da cineasta sperimentatore, coraggioso e dalle salde convinzioni ideologiche (comuniste) si inserisce in tale percorso cercando però una propria cifra creativa, per coniugare l’esigenza interiore e dolorosa di esternazione con l’illusione di incidere sulla coscienza collettiva. L’operazione progettuale del cineasta, simile nell’obiettivo demistificatorio a quella dei suoi contemporanei, presenta sostanziali diversità, in relazione allo scopo utilitaristico perseguito: un’ampia comprensibilità per un pubblico popolare in netta opposizione alle difficoltà intellettualistiche del cinema “militante”, una prospettiva sociologica, antropologica e soggettivistica ed una sagacia narrativa originale in antitesi alle ricerche lucidamente documentaristiche o ai prodotti superficialmente “confezionati” del cinema “civile”. Il realismo di Elio Petri, per non comportare regressione estetica, si avvale di un contraltare immaginifico e grottesco che ne amplia le possibilità di lettura, rendendo plausibile una molteplice interpretazione del testo e una pluralità di livelli di fruizione. La godibilità estetica e l’appropriazione di stilemi del cinema spettacolare e d’intrattenimento, per contenuti progressisti e per tesi sociali e sociologiche complesse, permettono una superficiale inclusione della filmografia nel macrogenere della commedia all’italiana non inficiando la possibilità di oltrepassarne i limiti mediante un’incisiva violenza testuale e l’originale ricercatezza dell’espressione. L’analisi intrapresa si propone la lettura delle riflessioni profonde, delle suggestioni psicologiche, delle metafore apocalittiche contenute in tessuti filmici che nella struttura superficiale presentano impalcature di genere definite e autosufficienti, rischiando, con la predilezione per una critica tematica che rintraccia sfondi storici e spunti di riflessione, la trascuratezza nell’approfondimento delle modalità tecniche d’attuazione di difficile assimilazione per chi non è addetto ai lavori. I film di Petri contengono in sé una calda materia narrativa; un sostrato sociologico e storico-politico elaborato e articolato che trae nuova linfa vitale nell’appoggiarsi ai generi e alla fiction, nella ricerca del divertissement, eliminando così i rischi del compiacimento intellettuale e della chiusura narcisistica. Con ciò non intendiamo additare la facilità di lettura all’opera quanto riconoscere l’onesta e la coerenza di un cinema che, spesso tacciato di contraddizione ideologica nell’aderire alle strutture consolidate dell’industria, si rivela invece veicolo di diffusione critica proprio per l’attrazione estetica e per la metaforicità ricercata. Mediante l’ausilio necessario del materiale audiovisivo e l’interessantissima testimonianza di Ugo Pirro (raccolta personalmente in occasione di un incontro svoltosi nella sua abitazione romana il 12 Luglio 2001) collaboratore indispensabile alla realizzazione dei più completi e riusciti film, quali A Ciascuno il suo, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e La Classe operaia va in paradiso è stato possibile riscoprire una personalità artistica irruenta e appassionata e una filmografia eclettica, variegata nella scelta dei soggetti e nelle impostazioni stilistiche ma con una linea di continuità metodologica il cui interesse va additato soprattutto alla bravura e alla forte coesione della squadra creativa che si costituiva intorno ai progetti. Bisogna, infatti, non sottovalutare l’apporto determinante di Tonino Guerra ed Ennio Flaiano (per le prime opere) e di Ugo Pirro per la stesura delle sceneggiature, di Marcello Mastroianni, Gian Maria Volontè, Salvo Randone, Flavio Bucci per le memorabili interpretazioni e l’indispensabile ruolo dei tecnici specialisti: Luigi Kuveiller per la fotografia, Ruggero Mastroianni per il montaggio Ennio Morricone per la musica.