Università di Salerno

Dipartimento di scienze storiche e sociali

Corso di Dottorato in Storia (VIII ciclo)

Anno accademico 2010-11

Tesi di Dottorato in Storia contemporanea

L’ITALIA NON È UN PAESE POVERO

Società italiana e sviluppo industriale nei documentari dell’Eni (1950-1966)

 

 

Autore: Elio FRESCANI

 

 

TUTOR: Pietro Cavallo

 

 

 

Estratto della tesi:

La ricerca ha utilizzato una fonte inconsueta per lo studio dello sviluppo economico italiano e dell’opera del Presidente dell’Eni: i film documentari realizzati per propagandare sia le attività aziendali che i prodotti commercializzati dalle società del Gruppo. L’archivio cinematografico del Gruppo Eni si è rivelato ricco di materiale interessante e il lavoro di recupero delle opere da parte dell’Azienda è stato fondamentale per l’analisi presentata. Attraverso l’attento esame dei film e della documentazione archivistica relativa (l’archivio dell’Eni è stato aperto nel 2006), dove presente, si è potuti risalire alla genesi delle opere e inquadrare la loro realizzazione nel più ampio progetto strategico di promozione dell’immagine dell’Eni sia in Italia che all’estero. Tutto il materiale utilizzate è per la maggior parte inedito: di particolare interesse il “fondo orale” che raccoglie circa settanta interviste di collaboratori e persone che hanno conosciuto Mattei.

La produzione dei film documentari, insieme alla pubblicazione della rivista aziendale affidata al poeta Attilio Bertolucci («Il Gatto Selvatico»), alla pubblicità su quotidiani e periodici, al ruolo de «Il Giorno», alla pubblicità televisiva trasmessa in Carosello, alle infinite tipologie di gadget, alle strenne natalizie (volumi di pregio), alle opere sociali per i dipendenti, alla cartellonistica stradale e alle numerose iniziative promosse, fa parte di una precisa strategia di comunicazione adottata da Mattei, «portavoce quasi unico delle posizioni dell’azienda e vero e proprio simbolo della strategia di crescita dell’impresa»[1].

Lo studio dell’attività cinematografica dell’Eni nel contesto degli anni Cinquanta e Sessanta ha dimostrato l’aspetto innovativo della propaganda aziendale, che anticipa di decenni quanto le imprese faranno normalmente solo in seguito, e cioè presentarsi sul mercato con prodotti nuovi e accattivanti. L’immaginario collettivo degli italiani è dominato dai media dell’epoca (giornali, radio, cinema e televisione) e Mattei riesce a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione in modo nuovo e originale: campagne pubblicitarie martellanti che presentano lo sviluppo industriale come il solo mezzo di sviluppo e progresso per l’intera società; metano e petrolio come fonti indispensabili per la crescita sociale e civile della popolazione italiana. Le immagini del film documentari ampliano il “visibile”[2] dell’epoca e fanno divenire familiari i segni tangibili del progresso industriale: metanodotti, oleodotti, petroliere, impianti petrolchimici, stazioni di servizio, motel, fertilizzanti. Il pubblico del dopoguerra si presenta particolarmente ricettivo, anche perché le opere aziendali sono realizzate con il concorso dei migliori operatori cinematografici presenti sul mercato (tra cui Vittorio De Seta, Alessandro Blasetti, Bernardo Bertolucci, Fernando Cerchio, Joris Ivens, Gilbert Bovay).

Mattei si è sempre mostrato attento all’immagine sua e dell’Azienda, perché consapevole dell’enorme influenza che i mezzi di comunicazione di massa hanno sulla popolazione e non ha mai lesinato risorse all’ufficio cinematografico, certo della convenienza del risultato rispetto alle spese sostenute.

 

Nel secondo dopoguerra uno dei problemi principali per la politica è quello della costruzione di una nuova identità nazionale, fortemente minata dall’uso che ne ha fatto il regime fascista. Il solo argomento che sembra capace di “unificare” nuovamente le diverse realtà del Paese pare il lavoro, unico strumento in grado di traghettare l’Italia verso un futuro migliore e portatore di benessere per tutti. I film documentari dell’Eni assolvono molto bene al compito loro assegnato: presentano le attività aziendali come uno dei punti fondamentali della crescita civile del Paese e il suo operato come la base di partenza per la diffusione su larga scale del benessere. Anche se i film sono diversi per impostazione e i risultati raggiunti dovuti alla diversa personalità degli autori, il filo rosso che li unisce è la committenza, con il controllo dei supervisori aziendali, in particolare Pasquale Ojetti che per oltre venti anni dirige l’Ufficio cinema aziendale.

Il periodo della ricostruzione, morale e civile, dopo la tragedia fascista vuole certamente contribuire alla rinascita del Paese, ma non riesce a nascondere una certa continuità con il passato, anche se i riferimenti a esso non sono mai espliciti. Leggendo tra le righe si possono individuare anche elementi che, sfuggiti alle maglie della censura, mostrano una realtà diversa da quella che si vorrebbe mostrare: spaccati di un’Italia dell’epoca che restituiscono informazioni essenziali per comprendere come gli spettatori del tempo si “leggevano” sullo schermo e interpretavano il messaggio promozionale.

Nel nostro caso i film documentari si sono dimostrati una fonte ricca di spunti per comprendere alcuni aspetti non solo dello sviluppo industriale dell’Italia, ma anche della società nel suo complesso. I risultati delle analisi delle immagini hanno portato alla migliore comprensione delle forme propagandistiche e delle modalità comunicative dell’Eni di Mattei, ma anche a una maggiore conoscenza delle trasformazioni sia del paesaggio mentale e che di quello naturale degli italiani vissuti negli anni del miracolo economico.

 

Nei primi due capitoli si è tracciato un breve excursus sulla storia del documentario industriale e della storia dell’Eni. Nel capitolo terzo si è delineato il quadro generale dell’attività cinematografica dell’Ente secondo la strategia comunicativa di Mattei, con la costituzione dell’Ufficio cinema che si occupava della realizzazione delle opere e della loro diffusione, analizzando le dinamiche intercorse tra committenza e produzione. Nel capitolo quarto sono presentati alcuni esempi di produzione: dall’idea del film fino alla sua completa realizzazione, con particolare riguardo per la stesura dei commenti parlati. Indicative le vicende del film di Ivens «L’Italia non è un paese povero» e di Bernardo Bertolucci «La via del petrolio». Nei capitoli quinto e sesto, attraverso l’analisi dei film (immagini e commento parlato), si è studiata l’immagine dell’azienda, del lavoro in Italia e all’estero, del Presidente dell’Eni e dell’Italia che cambia negli anni tra la Ricostruzione e il miracolo economico: le trasformazioni del paesaggio, i contrasti tra un paese ancora contadino che si avvia a divenire paese industriale e il Meridione “aiutato” dall’Eni. Nell’ultimo capitolo si è analizzato il periodico aziendale «Il Gatto Selvatico» diretto dal poeta Attilio Bertolucci e la sua funzione comunicativa nel contesto interno ed esterno all’Eni.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dati dell’autore

Nome e Cognome: Elio Frescani

Indirizzo e-mail: efrescani@unisa.it

 

 

 



[1] Daniele Pozzi, Molti nemici molto onore? Le strategie di comunicazione dell’Eni di Enrico Mattei, in Bigatti Giorgio, Carlo Vinti (a cura di), Comunicare l’impresa. Cultura e strategie dell’immagine nell’industria italiana (1945-1970), Milano, Fondazione Isec-Guerini e Associati, 2010, p. 201.

[2] Il concetto di “visibile” è ripreso da Pierre Sorlin, Sociologia del cinema, Milano, Garzanti, 1979, pp. 68-69.