Università degli Studi di Perugia

Anno accademico 2006 - 2007

Facoltà di Lettere e Filosofia

Laurea in Scienze della Comunicazione

Un Altro Cinema:Il Documentario d’autore italiano dal dopoguerra ad oggi

Autore: Fabrizio Alessandrini

Relatore: Carlo Bolli

 

Correlatore: Paolo Mancini

 

 

 

Estratto della tesi: L’idea da cui è partita questa ricerca nel campo del documentarismo italiano, nasce dall’aver constatato come in questi ultimi anni alcuni documentari stranieri abbiano avuto successi al botteghino paragonabili a quelli del cinema narrativo. La scoperta è stata positiva, il documentario d’autore in Italia è un genere diffuso, che coinvolge e ha coinvolto i migliori registi; il problema è la sua non visibilità, in gran parte colpa di un’anomalia strutturale della distribuzione in Italia. Le cause di questa situazione si possono ricondurre da una parte a un modello produttivo non industriale e a un mercato sbilanciato a favore del cinema d’intrattenimento e della televisione, dall’altra a una politica conservatrice che si è sempre preoccupata di mascherare, di nascondere, di censurare al grande pubblico le questioni più critiche, i fatti più torbidi, e di preservare il proprio potere. Nonostante ciò, è indiscusso il valore di questo particolare linguaggio audiovisivo, il quale trae la propria forza dal suo essere mobile, libero e immediato nel cogliere le trasformazioni e le problematiche sociali e culturali della contemporaneità, che spesso il vorticoso flusso informativo e mediatico trascura, più volantariamente che non.

Con un “altro cinema” si fa quindi riferimento a quella produzione cinematografica che riesce a realizzarsi nel massimo di libertà espressiva consentita dalle situazioni concrete; un cinema che sia critico, d’impegno sociale, di denuncia, un cinema delle lotte, delle diversità, delle minoranze, del disagio, dell’emarginazione. Si tratta innanzi tutto di un cinema che rifiuta distinzioni di genere, di quantità, di tecnologie, di forme tecnico espressive, che rifiuta valori per principio ritenuti tali dalle logiche di mercato, come il massimo successo in quanto massimo profitto economico o la massima audience come massimo successo culturale e politico; un cinema, infine, che postula un modo di produzione il quale esalti il lavoro collettivo e la collaborazione tra cineasti e spettatori, mirando a una nuova modalità di fruizione più interattiva.

Il documentarismo, il cinema della e sulla realtà, di questo concetto rappresenta solo una categoria tra le possibili forme cinematografiche che possano sviluppare tali propositi, ma di sicuro è l’ambito più inerente, e produttivamente più consistente, entro cui questi si realizzano o si possano realizzare; in particolare lo è il documentario d’autore, inteso come il genere più intellettualmente impegnato, che si discosta dall’approccio meramente descrittivo e informativo, per interpretare liberamente la società, la memoria, la cultura di un paese, che si concretizza nella comunicazione sociale, che ricerca e rinnova le proprie forme espressive.

La produzione italiana di documentari d’autore nel dopoguerra, frenata dalle carenze strutturali e condizionata dal contesto storico e socio-politico italiano, può essere divisa grosso modo in due macroperiodi divisi dalla strutturale crisi del sistema cinematografico a metà degli anni ’70, le cui cause risalgono alla sentenza della Corte Costituzionale del 1976 che apre al privato il mercato televisivo. Nel primo periodo il documentario rimane legato alla sua forma più tradizionale (preponderanza del commento esplicativo, breve durata, prevalenza del bianco-nero, testi contraddistinti da un marcato ideologismo di sinistra) e i contenuti spaziano dall’etnografia del meridione e delle periferie al mondo del lavoro, dalle lotte di liberazione terzomondiste alle manifestazioni studentesche e agli scioperi operai, dalle problematiche della società del “miracolo economico” a quelle della politica conservatrice della democrazia cristiana, dalla rivisitazione storica del fascismo allo studio sulla Resistenza. La produzione del secondo periodo invece presenta le peculiarità dell’influenza televisiva, tendenza all’inchiesta giornalistica, uso di elementi del cinema di finzione, commistione di generi, assenza del commento, o almeno di quello a carattere tradizionale, e i suoi contenuti sono rivolti alla documentazione sociale, all’attualità e alla memoria, con particolare attenzione ai nuovi fenomeni di emarginazione e di sfruttamento.

 
 
Dati dell’autore

Nome e Cognome: Fabrizio Alessandrini

Indirizzo e-mail: ales_fabrizio@libero.it